domenica 19 dicembre 2010



Cristo da Caifa, Sacro Monte di Varallo, copia dal vero




Vedere è un atto creativo




Quando sono giunta, dopo la ripida salita, alla cima dove comincia il percorso delle cappelle del Sacro Monte di Varallo, ho sentito una strana sensazione dentro il cuore, di calma e pace, come non le sentivo più da tanto tempo. Ho capito fin da subito che il posto dove mi trovavo era quasi fuori dal mondo, isolato da tutto ciò che c’è all’esterno, ma nel contempo anche nel mondo, perché esso c’è, fa parte di esso, e perché quando entri in questo pezzo di realtà, entri tu, con tutto te stesso, portandoti dietro (e dentro) tutto ciò che c’è fuori.


Trovo un paragone con le parole di Eliot che, nei Cori da La Rocca, dice:


Quindi giunsero, in un momento predeterminato, un mo­mento nel tempo e del tempo,


Un momento non fuori del tempo, ma nel tempo, in ciò che noi chiamiamo storia: sezionando,


bisecando il mondo del tempo, un momento nel tempo ma non come un momento di tempo,


Un momento nel tempo ma il tempo fu creato attraverso quel momento: poiché senza significato non c’è tempo, e quel momento di tempo diede il significato.”




Quindi anche il Sacro monte è così, come dice Eliot. Forse perché ciò di cui parla il Sacro Monte è proprio questo momento.


L’unica cosa certa è che il Sacro Monte è stato creato da quel momento ed è stato fatto per l’uomo, forse per il bisogno che ha in fondo al cuore.


Prima di vederlo pensavo che il Sacro Monte sapesse un po’ di vecchio, fosse qualcosa di antico, dato che Gaudenzio Ferrari lo ha fatto cinquecento anni fa per rispondere al desiderio di quella gente, inserendoli addirittura nella sua opera.


Chi se lo poteva immaginare che io sentissi il Sacro Monte così vicino a me?


Quando ogni giorno sento sempre più forte il bisogno di qualcosa e mi sento sempre più vicina all’orlo di un baratro, quando ormai il mondo è cambiato rispetto a cinquecento anni fa,


La Chiesa ripudiata, la torre abbattuta, le campane capo­volte, cosa possiamo fare


Se non restare con le mani vuote e le palme aperte rivolte verso l’alto


In un’età che avanza all’indietro, progressivamente?” (Eliot, Cori da La Rocca)



Ma anche io, anche l’uomo è cambiato rispetto alle persone che vivevano attorno a Gaudenzio?


Il mio desiderio è uguale al loro?


Quando sono finalmente di fronte alle cappelle, dopo aver atteso questo momento e aver provato a immaginare come erano fatte e la reazione che avrei avuto davanti ad esse, ecco che succede l’inimmaginabile.


Gaudenzio, quando ha fatto le cappelle, ha pensato a me, ne sono sicura.


Lui le ha fatte per me.


Guardandole io mi sento finalmente parte di quella grande storia di quell’Uomo, a cui ho sempre voluto appartenere.


Io sono lì con loro e con Lui, mi sentono declamare nei tribunali, si voltano quando rompo l’oscurità con la luce della mia torca, puntandola sul Cristo, il centro della storia.


Mi commuovo in diversi momenti del cammino, la salita al calvario, dove la folla è troppa, Lui cade e lo coprono, ed è dura intravederlo fra la gente. Quando è lì, sulla croce, il corpo martoriato e sofferente, e io sono lì con lui. Poi la deposizione, e il suo corpo, bianco e delicato come porcellana, la pelle non è più segnata, quasi come fosse già risorto, viene tolto delicatamente dalla croce, in un atto di pura tenerezza e preghiera.


E forse la cosa più bella, quando ero là, è stata quando ho disegnato Gesù nei tribunali, quando ho capito che le grate che chiudono le cappelle non sono un impedimento, ma una parte integrante dell’opera, che ti costringe a catapultarti nella scena.


Quando ho preso i miei acquerelli dalla borsa, ho subito trovato la posizione ideale per lavorare: mi sono inginocchiata sul gradino attaccato alla grata e il mio volto coincideva perfettamente con l’apertura in essa.


Ecco perché i buchi nella grata, per vedere dentro, sono così bassi.


Sono qui, inginocchiata alle spalle di Gesù, giudicato da Caifa, e lo disegno, per trattenere questo momento, per fare in mondo che diventi mio: questo attimo è stato, forse, la preghiera più bella e vera che io abbia mai detto.


Mi commuovo di fronte a questo dono che Dio mi ha fatto attraverso le mani di Gaudenzio, che, ormai, è un mio caro amico, perché abbiamo qualcosa in comune, lo stesso desiderio e lo stesso bisogno di diventare testimoni della vita di Cristo.


Ora posso veramente dirvelo: io ho incontrato Cristo.


lunedì 27 settembre 2010


Cristo da Pilato, copia dal vero di statua di Gaudenzio Ferrari, Elena Nassi

What's the buzz?
Tell me what's happening
What's happening?
So this is Jesus Christ. You look so small, not a king at all
An amazing thing this silent king. Since you come from Galilee then you nedd not to come to me, you're an Herod's case!
So you are the Christ, you're the great Jesus Christ, prove to me that you're divine, change my water into wine!
Hey! Aren't you scared of me Christ? Mr. Wonderful Christ! You're a joke, you're not the lord! Get out of, get out of, get out of my life!
And so the king is once again my guest. Talk to me Jesus Christ
You've been brought here - beaten by your own people
Where is your kingdon?
You're a fool Jesus Christ
How can you stay quite?
Why don't you speak when I hold your life in my hands?

Tanto sicuri da abbandonarsi allo sberleffo, le autorità
Chiassose, eh! Ma pur sempre illustri
Eh, ma il prigioniero silenzioso
Si sarà affidato al Padre Suo?
Ad ogni modo fa perdere le staffe
Va, non sarò io a giudicarti, re muto! Che fai qui da me?
Fuori dalla mia vita!

(Rielaborazione di alcuni brani tratti da Jesus Christ Superstar, presentazione dei tribunali al Sacro Monte di Varallo, Francesca Iorio ed Elena Nassi)

giovedì 29 luglio 2010






Hai un amico in me,

Un grande amico in me!

Se la strada non è dritta e ci sono duemila pericoli

Ti basti solo ricordare che,

Che c’è un grande amico in me!

Di più di un amico in me!

Hai un amico in me

Più di un amico in me!

I tuoi problemi sono anche i miei

E non c’è nulla che io non farei per te!

Se siamo uniti scoprirai che c’è un vero amico in me!

Più di un amico in me!

E anche se in giro c’è qualcun altro che vale più di me,

Certo, sicuro mai nessuno ti vorrà mai bene quanto me, sai!

Con gli anni capiraiche siamo fratelli ormai,

Perché il destino ha deciso che…

C’è un vero amico in me!

Più di un amico in me!

Un vero amico in me!


Un amico in me, Riccardo Cocciante

mercoledì 28 luglio 2010





Capitolo primo: Adorava New York. La idolatrava smisuratamente... ah, no, è meglio "la mitizzava smisuratamente", ecco! Per lui in qualunque stagione questa era ancora una città che esisteva in bianco e nero e pulsava dei grandi motivi di George Gershwin... eeeh, no, fammi ricominciare da capo...


Capitolo primo: Era troppo romantico riguardo Manhattan, come lo era riguardo tutto il resto. Trovava vigore nel febbrile andirivieni della folla e del traffico. Per lui New York significava belle donne, tipi in gamba che parivano rotti a qualsiasi navigazione... eh, no, stantio, roba stante di gusto mmm... insomma, dai, impegnati un po' di più! Da capo...


Capitolo primo: Adorava New York. Per lui era una metafora della decadenza della cultura contemporanea. La stessa carenza di integrità individuale che porta tanta gente a cercare facili strade stava rapidamente trasformando la città dei suoi sogni in... non sarà troppo provocatorio? Insomma, guardiamoci in faccia, io questo libro lo devo vendere!


Capitolo primo: Adorava New York, anche se per lui era una metafora della decadenza della cultura contemporanea. Com'era difficile vivere in una società desensibilizzata dalla droga, dalla musica tutto volume, televisione, immondizia, troppo arrabbiato... non devo essere arrabbiato...


Capitolo primo: Era duro e romantico come la città che amava. Dietro i suoi occhiali dalla montatura nera, acquattata ma pronta al balzo la potenza sessuale di una tigre, no aspetta ci sono...


New York era la sua città e lo sarebbe sempe stata.


Woody Allen in Manhattan

lunedì 26 luglio 2010



Riprese il suo vagabondare per le nazioni. Ogni onore e ogni piacere egli aveva sdegnato fin allora, vagheggiando come solo ideale il Sacro Ordine dei Cavalieri del Gral. E ora che quell'ideale era svanito, quale mèta poteva dare alla sua inquietudine?

Il cavaliere inesistente, Italo Calvino

domenica 25 luglio 2010



"Ho visto la dignità della gente che vive per strada, gente di cui i ricchi ignorano l'esistenza. Ho visto come vivono e le loro dinamiche... Mio Dio, a volte fai un film e, a volte, è un film a fare te".

Robert Downey Jr. parla di "Il solista"

mercoledì 21 luglio 2010



"What does it feel like when you're dancing?"
"Don't know. Sorta feels good. Sorta stiff and that, but once I get going... then I like, forget everything. And... sorta disappear. Sorta disappear. Like I feel a change in my whole body. And I've got this fire in my body. I'm just there. Flyin' like a bird. Like electricity. Yeah, like electricity."

Billy Elliot

sabato 17 luglio 2010


Corto Maltese, di Hugo Pratt; copia di Elena Nassi

Quando ero bambino mi accorsi che non avevo la linea della fortuna sulla mano, e allora presi il rasoio di mio padre e ZAC... me ne feci una come la volevo.

(Corto Maltese in "La ballata del mare salato", di Hugo Pratt)